mercoledì 21 maggio 2008

KURDISTAHN

Mi spingo sempre piu' ad est a cercare il confine con la Siria.
Sono sul sud-est della Turchia, anche se non lo sai, i posti di blocco con i militari in tenuta antisommossa fanno ben capire che si e' entrati in quella regione geografica denominata Kurdistahn. Ma solo all'estero, in Turchia la parola Kurdistahn non esiste.
Come non esiste la lingua curda anche se parlata da milioni di persone, fino a qualche anno fa era adirittura proibito parlarla.. quasi niente viene riconosciuto a questo popolo antico come la terra che abita. Una frase pronunciata da Ataturk viene insegnata quasi fin dai primi giorni nelle scuole: sono fiero di essere turco! Frase sicuramente di un certo valore e con un significato storico, ma pronunciata in questa zona suona come un pugno nello stomaco.
Una regione vasta come mezza Italia, 20.000.000 milioni sono i Curdi, e molti di loro vivono qui, quelli che mancano sono stati sterminati o emigrati altrove.
Il paesaggio e' aspro, montuoso, quasi impenetrabile ma ricco di scorci. Fiumi che scendono copiosamente verso valle le cui sponde sono ricoperte da oleandri in fiore, si puo' benissimo dire che tutto rispecchia perfettamente l'identita' di questo popolo.
Sto facendo il bagno su un affluente dell'Eufrate, sotto il gıgantesco ponte di Cendere, quando scorgo un paesino appena visibile aggrappato sul fianco di una montagna.. il tempo di asciugarmi e vado a dare un'occhiata.
Il paesino conta poco piu' di sessanta abitanti ed uno di loro, Mustafa', mi viene incontro.
Parla un buon inglese, mi offre del te e mi chiede se mi sono perso, sono rari i turısti che si siıngono fin qua.
La conversazione sta scorrendo lenta all'ombra di un enorme gelso di more bianche quando una campanella trilla. Che é? -chiedo io- E' fnito l'intervallo, la lezione ricomincia, mi dice Mustafa'.
Un idea mi guizza in testa: posso visitare la scuola? Lui mi guarda un po' perplesso -chiedo al maestro, se a lui va bene affare fatto-,

La scuola é un edificio di pietra, due aule ma solo una occupata, una gıgantografia di Ataturk troneggia da sopra la lavagna. E' una classe mista, i 29 ragazzi (quasi la meta' della popolazione del paese) sono di 5 classi diverse.. ricordi lontani mi affiorano alla mente.
Murat, il maestro, é un ragazzo sui trent'anni. Curato, la camicia é ben stirata ed i polsini slacciati, pettinatura scompigliata.. viene da Bursa, 1.600 km ad ovest.
Mi chiede di dire qualcosa, i bambini mi guardano come se venissi da Marte, tra una frase e l'altra lascio il tempo a Mustafa' di tradurre quel che dico. Traduce in curdo, Murat mostra disappunto, dice che su quella scuola si insegna il turco ma Mustafa' afferma che é la loro lingua madre ed i bambini capiscono meglio.
"Vengo da Venezia, quella citta' sull'acqua dove non ci sono strade e tutti vanno in barca."
Brusio generale, da dove scappa fuori questo?!? Poi Fatima (7 anni) alza la mano per parlare e dice di avere visto qualcosa del genere per televisione.
"Sono qui per visitare il vostro paese" ..ah!
"Il mio paese non é molto diverso dal vostro, é piccolissimo ed anch'io a scuola ci andavo a piedi.. eravamo solo 11 bambini, 5 classi in una sola aula." ..sorridono.
"..ed io ero proprio come voi, anche se a scuola si insegnava l'italiano, io parlavo la mia lingua, il veneto!" Mustafa' si sorprende nel tradurre le mie parole ed i bambini mi guardano sempre piu' perplessi. Murat che non parla curdo, ma lo capisce, mi mette una mano sull'avambraccio come a volermi fermare, io lo guardo con sincerita' come a dire: non ci riuscirai mai.
Poi gurado Mustafa' come per dirgli tu continua a tradurre in ogni caso, lui mi fa cenno di si con gli occhi.
"Io pero' vi dico di non fare come me ma di imparare volentieri il turco, il curdo ve lo insegnera' la vostra famıglia a casa, sarete cosi' padroni di due lingue. Ricordatevi che un uomo che parla due lingue vale per due uomini." ..silenzio.
"Se farete cosi' il vostro maestro Murat sara' contento perché fatichera' meno, voi imparerete meglio, e come ricompensa potrete pronunciare ad alta voce ogni volta che volete: sono fiero di essere curdo!"
Sbigottimento generale.. Murat si appoggia con una mano sulla cattedra, é sbiancato.
"Allora la vogliamo pronunciare questa frase?"
Si, si, si e poi tutti in coro: SONO FIERO DI ESSERE CURDO!
Un silenzio di tomba cala sulla classe quando l'eco di quelle parole svanisce, non credo fossero abituati a sentire quella frase pronunciata a cosi' alta voce.
Un timido applauso si leva oltre le grate delle finestre, la rimanenza del paese era fuori ad ascoltare quell'uomo venuto dalla citta' sull'acqua.



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