giovedì 24 aprile 2008

GOLI OTOK


..ho aspettato due giorni nell'isola di Rab in attesa del bel tempo, niente da fare!
Il terzo giorno trovo un pescatore e lo convinco a portarmi all'isola di Goli, lui e' titubante ma alla fine accetta. Il tempo e' pessimo ed il mare sicuramente non sara' cosi' calmo fuari dal porticciolo di Lopar, siamo l'unica barca che esce in mare, gli altri pescatori ci guardano allibiti, qualcuno ci fa segno puntandosi l'indice sulla tempia e ruotandolo.
Fuori dalla bocca del porto il maltempo si rivela in tutta la sua forza, onde non altissime ma sicuramente enormi per la nostra imbarcazione che misura poco piu' di quattro metri.
Mirko, il pescatore, da segni di nervosismo e non sembra sicuro quando al vento si somma la pioggia. Non si vede niente e fatichiamo a rimanere fermi su quel guscio di noce, ad un certo punto Mirko non se la sente piu', mi guarda con uno sguardo pietrificato e sbotta "mia testa e tua testa vale piu' di fotografie su maledetta isola!". Io lo guardo, ha ragione, e' da pazzi ma non mi viene da dirgli altro che "celera, dio c..!!!". Lui si picchia con una mano sulla testa e mi fa segno che non sono molto normale, in effetti non e' l'unico ad dirmelo.
La piccola barca non ce la fa la corrente ci spinge dove vuole, siamo in balia delle onde, senza volerlo ci ritroviamo all'approdo dell'isoletta di San Gregorio, a poche miglia da Goli, non abbiamo scelta che attraccare li. Fino al 1948 l'isola e' stata un penitenziario femminile, ora e' completamente abbandonata, la desolazione e' totale. Le baracche sono quasi tutte completamente con il tetto crollato, nella centrale elettrica le turbine hanno ingaggiato una violenta lotta con la ruggine. Mi aggiro nell'isola sotto una pioggia sferzante, tutto sembra ancora piu' triste con questo tempo. Mirko dalla barca mi fa cenno di andare, se tardiamo ancora un po' non ce la faremo piu' a tornare indietro. Vorrei camminare ancora tra quelle macerie, scoprire tracce di umanita', ma non c'e' tempo, solo un secondo per scattare una foto alla via che conduceva alle baracche delle detenute, il nome della via e' una scritta fatta con lo spray e dice "VIA TITO".





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