venerdì 16 maggio 2008

ISTANBUL

Non bastano le parole e le immagini non riescono a supplire.
Nessun poeta potrebbe descrivere Istanbul nella sua interezza, nessun pittore potrebbe dipingerla nei suoi minimi particolari.
E' notte, seduto a Sultanhamet, due giganti mi guardano.
Aya Sofya da una parte, dall'altra la Moschea Blu.
Con la loro imponente mole sembrano due lottatori di sumo seduti a gambe incrociate uno di fronte all'altro, sono gigantesche, enormi.
Nella loro possenza pero' esprimono pace, i loro minareti svettano in alto, quasi ınterminabili, come a cercare un contatto con il divino.
Se stai in silenzio la senti.
La senti la storia che raccontano queste pietre.
Se sei sensibile lo percepisci.
Lo percepisci quel velo di fascino e misticismo che la storia ha creato e depositato sopra questa citta'.
Se ascolti bene, senti lo strusciare sul selciato dei drappi delle vesti romane, le grida dei crociati, i comandi secchi dei sultani, le grida dei giannizzeri.
Fedi e culture diverse si sono avvicendate su questo posto, insanguinandolo, arricchendolo, distruggendolo per poi ricostruirlo ancora piu' sfarzoso.
Ogni volta piu' intriso di umanita'.
Se sei attento la puoi sentire..

Sotto Istanbul c'é un cuore che pulsa ancora, é la basilica cisterna.
Quasi 350 colonne sostengono un soffitto di 1.000 mq, sopra di esso la frenetiche ativita' di tuttı i giorni, qui sotto la pace..
Le gocce che cadono dalle volte creano ampi cerchi nella poca acqua rimasta degli 80.000 metri cubi che ne puo' contenere, delle enormi carpe a specchi nuotano incuranti della mia presenza, sono gli unici abitanti di queste viscere da sempre.
Sembra Atlantide.



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