sabato 10 maggio 2008

OLIMPIA

..l'ennesimo traghetto mi riporta sulla terra ferma, sono sul Peloponneso.
Da Kilini seguo per Pirgos dopodiche' prendo la biforcazione di sinistra attraversando una fertile vallata percorsa dai fiumi gemelli Alfeo e Cladeo, al termine della quale, ai piedi della verdeggiante collina di Kronos, si sviluppo' uno dei piu' grandi santuari del mondo antico, Olimpia.
Qui, il vigore fisico e lo spirito furono adorati come mai altrove.
Qui nacquero alcuni dei piu' bei miti erotici come quello di Alfeo ed Aretusa, Apollo e Dafne, Ippodamia e Pelope.
Qui, ad Olimpia, come credevano gli antichi Greci, i primi ad inaugurare i Giochi Olimpici furono gli Dei dell'Olimpo. Zeus batte' Crono nella lotta mentre Apollo vinse Ares nel pugilato ed Ermes nella corsa semplice. E' Ercole ad occuparsi dell'organizzazione delle prime gare di atletica, stabilisce la posizione e l'estensione del primo stadio, la corsa semplice come prima gara ed incorona i vincitori con un ramo di ulivo selvatico che lui stesso aveva piantato ad Olimpia portandolo dalle terre degli Iperborei.
Soltanto questa leggenda basterebbe a rendere grande questo posto.
I fatti storici lo rendono invece immortale.
Dal 776 a. C., data delle prime olimpiadi, Olimpia diventa il centro agonistico religioso di tutto il mondo allora conosciuto. Un anno prima dello svolgimento delle Olimpiadi venivano inviati messaggeri in ogni angolo del suolo greco, dalle colonne d'Ercole all'Asia Minore fino al Mare d'Azov, ad annunciare la data dei Giochi: il primo plenilunio dopo il solstizio d'estate.
Gli atleti avevano un anno di tempo per prepararsi a questo grande evento, cosi' importante da imporre una tregua tra le citta'-stato greche perennemente in lotta tra loro.
Mentre cammino tra le rovine immagino gli atleti che escono dalla cripta accingendosi allo stadio. Alti, fieri, nudi. Il fisico elegante ma possente allo stesso tempo, un laccio legato attorno alla testa mantiene i ricci capelli appoggiati alle tempie, un minuscolo drappo di stoffa cinge loro la schiena. Ai piedi, i lacci dei coturni si inerpicano nei polpacci scolpiti, chi regge un giavellotto, chi un disco di pietra. Furono questi atleti i modelli degli scultori piu' famosi del mondo antico, Mirone, Fidia, Parassitele e molti altri ancora.
Immagino lo stadio, il piu' grande ai quei tempi, gremito di persone vocianti ed invocanti i nomi degli atleti. Vedo sui loro volti il desiderio di vedere immediatamente all'azione l'abilita' degli atleti, la forza coniugata alla disciplina, lo spirito unito alla mente e dissolto nel fisico.
A quei tempi non c'era bisogno dell'antidoping..

2 commenti:

Stefano ha detto...

Ho appena finito di leggere i tuoi scritti, ma non di stupirmi.
Stefano

Anonimo ha detto...

..hai ragione e non c'era nemmeno la coca cola, che "OBBLIGA"!!?? i loro colleghi moderni a partecipare nonostante .....