
Forse sotto questo albero ha giocato da bambino Gibran Kalil Gibran, la sua casa natale, e la sua tomba, sono' a pochi metri da qui. Poeta, scrittore e pittore contraddistinto da un umanita' oltre misura, le sue opere sono capaci di suscitare emozioni a chiunque le legga. Quando mori' nel 1931 negli Stati Uniti, aveva solo 48 anni, per l'occasione il giornale "The New York Sun" annuncio: "a prophet is dead".
Chiese di venire inumato nel suo paesino d'origine e lascio' tutti i diritti d'autore agli abitanti di Bcharre per opere di pubblico beneficio.
Nessuno puo' rivelarvi nulla
se non cio' che già si trova in stato di dormiveglia
nell'albeggiare della nostra conoscenza.
L'insegnante che avanza nell'ombra del tempio, fra i suoi discepoli,
non trasmette la sua sapienza, ma piuttosto la sua fede e la sua amorevolezza.
Se è veramente saggio, non vi introdurrànella casa della sua sapienza,
ma vi accompagneràalla soglia della vostra mente.
Kahlil Gibran "Il profeta"

Forse troppa pace. Nessun turista, dei pochi che si recano in Libano, visita il meraviglioso Templio di Baalbek nella Valle della Bekaa. Qui si trova la pietra piu' grande mai lavorata dalla mano dell'uomo, e' lunga 24 metri, si stima che pesi 1.000 tonnellate. E' stata poggiata con delicatezza e precisione alla base del Templio, nessuno ancora osa avanzare nessuna ipotesi su come possano avere fatto. Ma nessuno sa' di questa pietra, la gente ha paura recarsi fin qua, anche gli stessi libanesi.. e' territorio Hezbollah questo. E' da queste anguste valli, che somigliano piu' a canyon, che provengono i militanti della Resistenza Islamica. Forse e' stato l'essere nati in luoghi cosi' impervi che li ha dotati di caparbieta' e tenacia. Ma queste valli, rese impenetrabili dalla natura e difese con ardimento dai suoi abitanti, stanno diventando le loro stesse prigioni.

Ma questa volta faccio le cose in regola: arrivato a Damasco mi reco al Ministero degli Interni e chiedo un permesso per visitare le Alture del Golan, mi interrogano sui motivi, vogliono 2 foto, dopo un ora parto a speron battuto con il permesso in tasca!
Punto a sud, l'altura del Golan e' una striscia collinosa larga da pochi metri a qualche chilometro che separa la Siria dall'Israele.
Al check point dell'ONU un sottufficiale indiano mi chiede i documenti, baffi arricciati all'insu' e turbante azzurro, mi sembra un uovo di Pasqua.
Mi affidano un militare che mi segua, la zona e' disabitata ma disseminata di mine.
Il paese che per primo si incontra e' Quenitra, se delle volute di fumo provenissero dalle macerie sembrerebbe che i combattimenti fossero finiti pochi minuti fa..
Il paese che per primo si incontra e' Quenitra, se delle volute di fumo provenissero dalle macerie sembrerebbe che i combattimenti fossero finiti pochi minuti fa..
Ma il militare che mi accompagna mi spiega che per assurdo in questo paese non ci furono combattimenti. Eppure e' un unico cumulo di macerie..!
Quenitra e le Alture del Golan, in territorio siriano, vennero invasi nel 1967 durante la guerra dei sei giorni.
I 30.000 abitanti fecero appena in tempo a fuggire senza portarsi a presso neanche i vestiti, lasciando le loro case completamente arredate in mano agli israeliani.
Dopo poco tempo, a seguito delle pressioni esercitate su Israele dalle potenze straniere, la zona occupata dovette essere abbandonata. Da quel tempo e' sotto la sorveglianza dell'ONU e nessuno ci ha mai piu' messo piede.
Prima di ritirarsi entro i propri confini pero', gli israeliani depredarono le case di qualsiasi cosa: mobili, porte, finestre (compresi i telai), sanitari, rubinetti, davanzali.. perfino le piastrelle dei pavimenti ed i fili della corrente. Caricarono tutto su dei camion e vendettero la merce. Alla fine dello sciacallaggio entrarono in opera i bulldozzer che rasero al suolo ogni cosa, mentre l'ospedale, la chiesa ortodossa e le due moschee vennero trasformate in bersagli, dove gli israeliani, attraverso le mitragliatrici, sfogarono tutta la loro energia fino a renderli degli scheletri.
Pero' ..che bel lavoretto!
Mentre mi aggiro nella navata centrale della chiesa dai fori delle finestre entrano fasci di luce che rendono l'ambiente ancora piu' surreale, un fico nasce dal pavimento, parte dei suoi rami escono dalle finestre delle navate laterali. Una grossa lucertola si crogiola al sole dove una volta c'era l'altare, dalla cupola al posto del lampadario penzola un pezzo di filo spinato.. non so chi ce l'abbia messo. Mi giro verso l'uscita, una svastica e' dipinta sulla destra del foro del portone, sotto una frase in caratteri arabi. Chiedo la traduzione al militare siriano che mi aveva seguito in silenzio fino a quel momento, lui abbozza un sorriso tirato.. non serve tradurre.
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